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Il fotografo della coppia


07.11.2022 |
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"In meno di due anni dal ritorno dal viaggio negli Stati Uniti avevo già una mia macchina fotografica personale, una reflex a pellicola, con ben due ottiche!..."
Tenni in mano la mia prima macchina fotografica “seria” all’età di 19 anni, quando grazie ad una zia ingegnera che collaborò con una università americana per un anno, mio padre, spinto dalle insistenze della zia e dall’indiscutibile occasione, decise di regalarmi un viaggio negli Stati Uniti, e mi affidò la sua preziosa Minolta degli anni ’60, spiegandomi come usare e come regolare l’apertura del diaframma abbinata al tempo di scatto. Fotografai la California con un occhio nuovo, che mi sembrava di non aver mai avuto prima.Fu l’inizio di una passione senza fine. In meno di due anni dal ritorno dal viaggio negli Stati Uniti avevo già una mia macchina fotografica personale, una reflex a pellicola, con ben due ottiche! Quelle di fascia economica, certo, ma “economico” era una parola che aveva ben poco significato per uno studente universitario che viveva a casa con i genitori, e quelle poche centinaia di migliaia di lire necessarie a comprare quel corredo “entry level” costituivano comunque i risparmi di anni di paghette e regali di compleanno sottratti a pizze e discoteche, ovvero ad amici e ragazze. E non era poca cosa!
“Adesso andiamo a comprare l’obiettivo della macchina fotografica di cui parli sempre”.
Così esordì mio padre nel giorno della mia laurea. Mi sembrava di sognare. Erano passati 6 anni dalla mia prima reflex a pellicola, ed avevo già acquistato una reflex professionale con avanzamento rapidissimo della pellicola ed un paio di ottiche pregiate, ottime per scattare fotografie in condizioni di luce scarsa. Ma mi mancava un “mezzotele”. L’ideale per fare i ritratti e per catturare i particolari.
Quando Cloe lo vide sfoderò uno tra i suoi sorrisi più maliziosi! La forma ricordava proprio quella di un cazzo molto grosso. Lo accarezzò voluttuosamente e mi guardò dritto negli occhi: “Con questo sarà impossibile dimenticarsi dei nostri momenti più belli…..” Ed in effetti, acquistata ben presto una reflex professionale digitale, di foto scattate mentre scopavamo ne avevamo fatte veramente tante, negli anni.
Come tante erano quelle scattate al mare, nelle spiagge nudisti che eravamo soliti frequentare, dove la pelle di Cloe, bianco latte, diventava color cappuccino dopo appena tre giorni di sole. La linea del sedere che staccava sulla schiena era uno dei miei soggetti preferiti, specie se sullo sfondo si intravedeva qualche duna con cui fare il paio con le curve del suo corpo. Sperimentavamo il bianco e nero, le penombre, amavamo i giochi di luce per esaltare o sminuire ora questa ora quella curva.
E quando le nostre fantasie a letto divennero più ampie, nel tempo, un giorno Cloe mi propose qualcosa che mi lasciò di stucco ma che mi eccitò all’istante. “Perché non cerchi una coppia da andare a fotografare mentre scopa?” mi freddò! “E poi quando torni mi fai vedere le foto….” E questo fu il colpo di grazia!
Misi dunque un last minute sul sito, proponendomi come fotografo per coppie durante i loro amplessi. Ero iscritto come singolo, non ricevetti molte risposte. Una coppia, però, sembrò interessarsi alla cosa. Il loro profilo era ben costruito, era semplice, chiarivano molto bene cosa cercavano e tra le loro fantasie c’era quella di essere osservati mentre scopavano tra loro. “Un attento e discreto osservatore”, era la frase esatta. Le foto del loro profilo mostravano una splendida donna mora dai lunghi capelli mossi, dalle curve sensuali, dalla pelle candida, dai seni turgidi, intenta a godere del cazzo del compagno in ogni posizione.
Lui era un uomo di media statura, poco peloso e dalle ragguardevoli dimensioni. In tutte le foto pubblicate lui la cingeva a sé durante la penetrazione o qualsiasi altra pratica stessero mettendo in atto. Risposi loro spiegando che la mia proposta nasceva da un gioco tra me e la mia compagna, che era stata lei a spingermi a pubblicare l’annuncio, che sarei andato da solo e che le foto sarebbero state mostrate a lei una volta tornato a casa. E loro acconsentirono.
Mi presentai a casa loro alle 3 del pomeriggio, puntuale. Era una giornata splendida e gelida. Aveva piovuto fino al giorno prima e nella notte le nuvole erano sparite lasciando posto, sul far del giorno, ad un magnifico cielo azzurro, talmente pulito che in lontananza si vedevano le montagne, cosa piuttosto rara per chi vive a Milano. Il termometro della macchina segnava -3 gradi ed io avevo avuto cura di riporre il corredo fotografico dentro l’abitacolo e non nel baule, per non fargli subire brusche variazioni di temperatura.
Appena entrato in casa Alessia e Mauro mi accolsero molto calorosamente. Lei mi baciò e mi abbracciò, lui mi strinse la mano e mi poggiò l’altra sulla spalla, sfoderando un sorriso simile a quello che ti riserverebbe una persona che conosci da molto tempo e che ha stima di te. Questo mi mise subito a mio agio, dal momento che stavo per fare una cosa che mai avevo fatto prima di allora, in vita mia. Nell’aria aleggiava un ottimo profumo di caffè ed in soggiorno la tavola era imbandita con pasticcini ed una torta al cioccolato. Sulla tovaglia c’erano tre posti, segnati da altrettante tazzine da caffè con i rispettivi piattini.
Ci rilassammo e ci concedemmo un po’ di tempo per fare quattro chiacchiere, consolidare quel che c’eravamo scritti nei giorni precedenti, conoscerci meglio. Il caffè era ottimo ed il loro tono di voce, assieme al loro amabile modo di conversare, contribuiva a rendere l’ingresso in quella casa e nella loro intimità meno traumatico del previsto.
Non sapevo bene come si sarebbero svolte le cose, mi chiedevo se ad un certo punto uno dei due avrebbe pronunciato una frase tipo “adesso spostiamoci di là” o “vogliamo iniziare?”. Ma mentre ero lì che me lo chiedevo, quasi paralizzato dall’ansia di vedere come sarebbero andate le cose, vidi Mauro che abbracciava Alessia da dietro mentre lei poggiava delicatamente le tazzine dentro il lavandino della cucina. La abbracciava e la sua mano la accarezzava dalla spalla fino al fianco, giù per la coscia e su sotto l’abitino nero che lei indossava divinamente.
Rimasi imbambolato a guardare la scena, quasi incredulo che stesse accadendo sotto ai miei occhi.
Quando la testa di lei fu reclinata all’indietro sulla spalla di lui e le mani di Mauro stavano strizzando i suoi seni facendola mugolare mi ridestai e mi ricordai il motivo per cui ero lì. Cercando di fare il minor rumore possibile per non distrarli aprii la cerniera dello zaino dentro cui alloggiava tutta l’attrezzatura che avevo portato con me e montai il “mezzotele” sulla reflex. Accesi la macchina, puntai l’obiettivo, misi a fuoco, scattai la prima foto. Il clic della macchina fotografica accese in loro una scintilla. Mauro girò con decisione Alessia verso di sé. Con una mano le accarezzava il viso mentre con l’altra continuava a strizzarle il culo come fosse la prima volta che lo toccasse.
Lentamente guadagnavo qualche centimetro verso di loro, mi spostavo da destra a sinistra per riprenderli da entrambe le angolazioni, con l’intento di scoprire poi, in fase di post produzione, quale fosse quella migliore. E mentre passavo da un clic ad un altro, da una inquadratura più generica ad una più spinta, Mauro afferrò Alessia dal culo e la tirò su, sul bancone della cucina. Le divaricò le gambe e ci si piazzò in mezzo. Adesso ero veramente vicino e potevo vedere l’interno coscia di Alessia, liscio e depilato alla perfezione. Potevo sentire l’odore della sua eccitazione.
Conoscevo bene quell’odore, Cloe ne dispensava a iosa quando era eccitata. Puntando il mezzotele tra le gambe di lei, infatti, riuscii a scorgere un luccichìo, quello della sua fica umida per l’eccitazione. Sotto il vestitino nero Alessia non portava nulla. Mauro le tirò su il vestito facendo poggiare il suo culo sul bancone freddo della cucina e con una mano prese ad accarezzarle i fianchi. Lei mugolava sempre di più ed apriva via via sempre più le gambe. Io continuavo a scattare, passando dai loro visi e dalle loro labbra incollate giù fino alla fica di lei, all’interno della quale si erano fatte largo le dita di Mauro. Di colpo lui si inginocchiò e prese a baciarle le gambe. Lei gliele mise subito sulle spalle e lui le accarezzava senza sosta, mentre si girava ora a destra ora a sinistra per baciare delicatamente quella pelle liscia e setosa. Pian piano lo vidi risalire fino alle cosce, mentre lei iniziava a respirare sempre più affannosamente.
Quando la sua lingua sfiorò il clitoride Mauro emise un gemito di goduria, mentre Alessia spalancò le labbra e buttò la testa all’indietro. Prese a baciarla, succhiarla dolcemente e leccare il clitoride con piccoli movimenti circolari, scendendo poi tra le labbra per aprirle con la lingua. Alessia gemette rumorosamente, e lui tirò fuori tutti i liquidi che trovò e con la lingua li spalmò su tutto il suo pube, partendo naturalmente dal clitoride, che adesso era veramente fradicio. Alessia si abbandonò sul bancone, ma Mauro la prese in braccio e la portò quasi di corsa in camera da letto.
Li seguii, ma appena entrato nella stanza dovetti subito tornare indietro a prendere il flash. Le persiane erano chiuse e la sola luce che entrava tra le fessure del legno non era sufficiente ad ottenere delle immagini nitide. Lo tirai fuori dallo zaino, lo inserii di fretta sulla macchina e tornai di corsa, ma sempre in punta di piedi, nella loro camera.
Alessia adesso era nuda. Quasi del tutto. Nel toglierle il vestitino, Mauro glielo aveva attorcigliato intorno al viso. Era quindi nuda e con il capo coperto da un telo nero che le segnava i lineamenti del volto e la bocca spalancata per respirare e godere. Le mani di Mauro le stringevano i seni strizzandone i capezzoli mentre la sua bocca era tornata tra le cosce. Era evidente che quei due si conoscessero bene e da tempo.
Ci volle pochissimo perché Alessia urlasse e stringesse la testa di Mauro tra le sue gambe in una morsa micidiale! Quando riuscì a liberarsi, Mauro si sfilò velocemente i pantaloni ed i boxer, sfoderando un arnese di tutto rispetto vistosamente eccitato. Tolse il vestito dal volto di Alessia e si mise a cavalcioni sulla sua faccia, spingendole il cazzo in gola. Il suo viso si contrasse nello sforzo di non soffocare ed io scattai una foto proprio vicino a loro. Me ne stavo tra il tappetino accanto al bordo del letto ed il bordo del letto stesso, dove ogni tanto salivo con le ginocchia per avvicinarmi di più e poter scattare un particolare piuttosto che un altro.
Non parlavo, non dicevo una parola, ma la mia eccitazione non passava inosservata, ed in quei rari momenti di silenzio che si creavano si sentiva il mio respiro affannoso, tipico di un uomo eccitato ed in preda al testosterone in concentrazione elevata. Quando lei si liberò leggermente della pressione di Mauro, imprimendo il ritmo al pompino, mi guardò ruotando gli occhi verso di me e mi strizzò l’occhio. Sussultai, anche se non avrei dovuto… non avevamo parlato di un mio coinvolgimento nella loro scopata, solamente di un servizio fotografico e nulla di più.
Feci finta di niente e continuai a fotografare, ma Alessia continuò quel che stava facendo senza scollare gli occhi di dosso da me e dall’obiettivo. Istintivamente mi avvicinai un passettino per volta, fintanto che lei non allungò la mano sul mio pacco e lo strinse forte per sentirne la consistenza. Emise un gemito di compiacimento mentre con l’altra mano stringeva le palle del compagno, aiutandolo a dare il giusto ritmo al movimento. Allontanai per un attimo la macchina fotografica dal mio occhio e guardai la scena senza il filtro dell’obiettivo, senza il mirino con i punti di messa a fuoco che si illuminavano di continuo. Alessia era bellissima con quel cazzo in bocca e lo sguardo assatanato.
La lasciai fare senza sottrarmi ma senza mai prendere alcuna iniziativa. Lentamente mi slacciò la cintura ed il bottone dei jeans, tirò giù la cerniera e me lo tirò fuori. Lo strinse in mano, lo tirò, lo aprì.
A quel punto Mauro estrasse il suo cazzo bagnato dalla bocca di Alessia e si spostò tra le gambe di lei e quando si sistemò bene la penetrò d’un colpo, facendole spalancare gli occhi e mancare il fiato. Quando lo ritrasse lei riprese fiato, si girò di scatto e prese il mio cazzo tra le sue labbra. Erano carnose e morbide, la lingua calda e piena di saliva. Iniziò a succhiarmelo talmente bene che ci misi un po’ a ricordarmi quale fosse il mio compito principale lì. E quando me ne ricordai ripresi la macchina ed iniziai nuovamente a scattare, facendole parecchi primi piani e spostando poi l’obiettivo sulle sue gambe tirate su e tenute aperte da Mauro, che la stava pompando come un infoiato.
Quando lei venne mordendomi il cazzo Mauro si fermò, lei lo seguì e mi mollò subito. La girò e la mise a pecora. Mi guardò e con un cenno mi invitò ad avvicinarmi. Quando fui dietro di lei, Alessia aprì le gambe e con le dita scostò le labbra della fica, lasciandomi intravedere il bel colore rosa all’interno reso lucido dagli umori del suo recente orgasmo. “Pensaci tu, qui” mi disse Mauro, mettendomi in mano un preservativo.
A quel punto era chiaro oltre ogni ragionevole dubbio che quello del fotografo probabilmente non era l’unico ruolo che i due compagni di giochi di quel pomeriggio intendevano assegnarmi. Mollai la macchina fotografica facendola gravare sul collo, aprii la confezione, estrassi il profilattico e lo indossai. Prima di entrare dentro di lei le accarezzai la fica con un dito. La sua pelle era morbidissima, potevo capire cosa spingesse Mauro a tuffarsi con così tanta foga tra le sue gambe… le infilai un dito dentro e lei sussultò. Ne infilai un altro. C’era un lago caldo, lì dentro. Tirai fuori le dita ed affondai dentro di lei con la stessa decisione che Mauro aveva avuto prima di me. Quando spalancò la bocca per il colpo ricevuto, Mauro, che si era accovacciato davanti a lei, le infilò il cazzo in bocca e le spinse giù la testa. Alessia strinse i muscoli della fica talmente forte che mi sembrava dovesse tranciarmelo alla base. Spinsi allora più forte, lo tirai leggermente fuori e glielo affondai nuovamente con più decisione di prima. Lei mollò la stretta e prese a farsi scopare ad un ritmo forsennato. Scattai solamente un paio di foto, non riuscivo più ad essere così distaccato come lo ero stato prima.
E venne il momento in cui posai la macchina fotografica per poter avere entrambe le mani a disposizione per afferrarla dai fianchi e tirarla violentemente contro di me ad ogni affondo, in modo da farle mancare sempre più il respiro e le parole. La sentii venire ancora una volta, per la gioia di Mauro che poteva godere di tutti quei mugolii sul suo cazzo.
Quando il mio respiro si fece più affannoso, infoiato com’ero dalla situazione, mi ritrovai Mauro accanto (non mi ero nemmeno reso conto che si fosse tolto da dov’era) che con un sorriso ed un cenno della mano mi fermò. Si sistemò sotto di lei e la penetrò lentamente. Quando l’ebbe infilato tutto Alessia di girò verso di me e mi sussurrò: “entra anche tu, da dietro…”.
Rimasi fermo. Afferrai la macchina fotografica, la misi al collo. “Un attimo”, le risposi. Riuscii a fotografare il suo viso mentre mi guardava. Nella stessa immagine si vedevano le sue braccia che scendevano perpendicolari sul letto ed in secondo piano, sfocato, il volto di Mauro in preda alla lussuria. Scattai un paio di foto anche ai loro sessi in quell’incastro perfetto. Ben presto mi fermai e riposi la macchina fotografica. Fu allora che mi concentrai sul suo bel culo. Le sue chiappe erano tonde e sode ed il buchino in mezzo era ben visibile grazie alla penetrazione di Mauro, davanti, ed alle forti mani di lui che le allargavano le chiappe. Lo bagnai della mia saliva, ci appoggiai su la cappella e la feci lentamente scivolare dentro, Mauro si fermò, in quel momento, aspettando pazientemente che mi facessi strada dentro Alessia.
Quando fui dentro anch’io ci muovemmo tutti e tre in modo strano per un paio di minuti, fintanto che non trovammo il ritmo perfetto che stesse bene a tutti e che creasse un movimento dal ritmo perfetto. Scopammo Alessia nella fica e nel culo per parecchio, quando lei, stremata, ci chiese di fermarci. Ci sfilammo e ci stendemmo entrambi sul letto. Io accanto alla mia inseparabile reflex, che ripresi subito in mano.
Alessia mi sfilò il preservativo e riprese il mio cazzo in bocca, ingoiandolo fino alla radice e leccandolo sulla punta quando lo aveva tutto dentro di sé. Lo tirò fuori e passò al cazzo del compagno, a cui dedicò lo stesso trattamento. E continuo così per alcuni minuti, passando da uno all’altro cazzo senza mai stancarsi.
Quando sentì che stavamo per venire ci fece alzare in piedi e lei si piazzò in ginocchio tra noi. Mauro fu il primo a venire e le riempì la faccia e le labbra urlando come un orso. Io lo seguii a ruota facendo un bel disegnino sul suo seno e sul collo. Quando entrambi finimmo di contorcerci dal piacere, Alessia riprese nuovamente i nostri cazzi in bocca e continuò a succhiarli fino a quando non li ebbe ripuliti per bene. Ne approfittai per scattare ancora qualche foto, mentre Alessia raccoglieva con un dito lo sperma del suo compagno dalla faccia per poi leccarsi le dita avidamente. Quando ci fermammo mi rivestii con calma mentre scambiavamo delle battute e ridevamo soddisfatti di quella ora trascorsa insieme. Alessia preparò un altro caffè e lo sorseggiammo con estrema calma, tornando a parlare del più e del meno come avevamo fatto all’inizio, quando ero arrivato. Sembrava essere un secolo prima ma non erano trascorse nemmeno due ore.
Salutati i miei nuovi amici e presi accordi per mandar loro le foto, una volta scaricate e selezionate, tornai a casa da Cloe che mi aspettava impaziente di vedere le foto. Talmente impaziente che la trovai sul divano con addosso solamente la camicia da notte con niente sotto. “Fammele vedere subito e raccontami”, mi disse con gli occhi pieni di curiosità.
Accesi il pc…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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